martedì 16 ottobre 2018

E ai miei figli chi ci pensa?

Sabato scorso ho tenuto un corso di guida sicura per conducenti di mezzi pesanti. Durante le fasi iniziali del corso un autotrasportatore ha sollevato il problema della formazione di quelli utenti facenti parte del gruppo degli utenti deboli e in particolar modo dei pedoni e ciclisti. Durante la discussione è emerso come spesso pedoni e ciclisti, inconsapevolmente, possano creare situazioni critiche per la circolazione, magari convinti di essere nel giusto o comunque sicuri di non creare alcun pericolo.
In seguito un autotrasportatore mi ha posto la domanda diretta: "chi insegna a mio figlio il modo corretto di comportarsi sulla strada? Io cerco di fare del mio meglio, ma sarei più contento che fosse un esperto a spiegare il corretto comportamento da tenere. Come possono pensare di educare un ragazzo all'età di 18 anni?"
A momenti mi commuovo...
Il problema è reale: è davvero possibile educare un ragazzo al corretto uso della strada, all'importanza del rispetto delle regole all'età di 18 anni e solo se vengono in autoscuola (se studiano da privatisti ci si affida alla sporadica lettura di un testo fatto per il superamento dell'esame)?
È corretto ritenere che una tale formazione debba essere impartita sin dall'età infantile?
Io credo proprio di si; l'educazione deve essere divulgata nelle scuole, in tutte le scuole, in modo continuativo, con lezioni specifiche in base all'età, tenute da personale esperto. 
Secondo l'ultimo rapporto istat sugli incidenti stradali, il costo sociale per le vittime e feriti a seguito di incidenti stradali si aggira sui 19 miliardi di euro. Si avete letto bene. Ora, quando si parla di effettuare lezioni di educazione stradale nelle scuole, la risposta è sempre la stessa: non ci sono soldi. 
Ma avete idea di quante ore di lezione si potrebbero fare con tutti quei soldi?
Si deve investire sulla formazione dei nostri giovani. L'alternativa è continuare a piangerli. 

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